L’involucro in bambù in bioedilizia, per la schermatura e la traspirazione degli edifici

Costruire involucri in bambù è una buona tecnica bioedilizia per realizzare edifici traspiranti. Potrebbe sembrare una tecnica esotica ma non è così. Esistono casi studio anche in Italia e, tra questi, nel Business District della Certosa a Milano, l’edificio per uffici commissionato dallo STAM Europe a Goring&Straja.

Dal momento che continuiamo a costruire edifici in cemento armato e acciaio, ci si chiede perché dovremmo edificare in bambù. A parte il mito del bambù, conosciuto come l’acciaio vegetale o naturale, in bioedilizia il bambù è un materiale green che può essere ben utilizzato per edificare involucri edilizi traspiranti o per realizzare strutture contemporanee come il Bamboo Roof.

La fama del bambù come acciaio vegetale non è immeritata. Il bambù, a certe condizioni di diametro lunghezza e dimensioni del culmo, può essere più resistente del legno alle forze di tensione e compressione. La resistenza alla tensione delle sue fibre può arrivare fino a 12000 kg/cm2, quasi il doppio di quella dell’acciaio, mentre quella a compressione supera il calcestruzzo. Con queste caratteristiche il bambù si rivela un materiale da costruzione green perfetto per case edificate con le tecniche di bioedilizia, in zone ad alto rischio sismico. Il Giappone è una nazione che conosce bene gli effetti dei terremoti e dei disastri naturali sulle costruzioni dell’uomo e la formazione delle scuole di architettura giapponesi concentra un’attenzione particolare sul tema dell’architettura anti sismica di cui il bambù è un materiale da costruzione essenziale.

L’involucro in bambù in bioedilizia

Oltre a questo tipo di applicazioni, nel nostro clima il bambù è un ottimo materiale per realizzare edifici traspiranti nell’ambito dell’architettura sostenibile. Un edificio traspirante a risparmio energetico è in grado di controllare il microclima interno/esterno e “sudare” per emettere calore interno e raffreddarsi naturalmente. 

Progetto Bioskin del Sony City Osaky a Tokyo, Nikken Sekkei

Una di queste tecniche è mutuata dall’architettura naturale giapponese. In alcune zone del Giappone, le facciate più esposte al sole degli edifici venivano rivestite da un involucro esterno di canne di bambù. In seguito, dell’acqua veniva versata all’interno delle canne che, evaporando, consentiva l’abbassamento della temperatura anche all’interno della struttura. Questa tecnica è stata mutuata dallo studio giapponese Nikken Sekkei con il progetto Bioskin del Sony City Osaky a Tokyo, 2012. Le canne di bambù che definiscono l’involucro sono state sostitute da sottili tubazioni in ceramica, che convergono in un sistema di raccolta dell’acqua piovana. Il sistema consente di abbassare la temperatura all’interno dell’edificio di 2°C, con conseguente riduzione di emissioni di CO2 dovuta ad un uso ridotto degli impianti di condizionamento.

Un rilevante esempio di come le architetture contemporanee sono capaci di rileggere in modo innovativo la tradizione costruttiva locale è rappresentato dalla Bamboo Roof. Si tratta di un’installazione realizzata a Houston, in Texas nel 2002 per la Rice University Art Gallery, progettata dall’architetto giapponese Shigeru ban. Shigeru Ban ha elaborato un metodo di costruzione promettente sotto l’aspetto della sostenibilità ed efficienza. Utilizza bambù e tubi di cartone per le sue costruzioni, sia residenze di civile abitazione, sia edifici per situazioni di emergenza, sia grandi tensostrutture realizzare con materiali non convenzionali. 

Bamboo Roof, Rice University Art Gallery, Houston

Il Bamboo Roof è caratterizzato da una struttura dal tetto a forma libera che si sviluppa con possibilità geometriche illimitate. Il concetto è allo stesso tempo semplice e complesso. La struttura è creata incastrando una serie di unità di parti, ciascuna composta da quattro tavole di bambù connesse tra loro da perni metallici. La copertura ondulata è sorretta infine da supporti metallici. Bamboo Roof trasmette un grande senso di leggerezza e trasparenza, tanto che si ha la percezione di trovarsi sotto la tettoia di una foresta.

Tecniche di architettura resiliente per le case bioedilizie. A Milano, lo Stam Europe di Goring&Straja

Con le tecniche di architettura resiliente, le case bioedilizie sono concepite con l’idea di renderle il più possibile autosufficienti dal punto di vista energetico, a partire dalla forma. Prima di realizzare un edificio, a seconda della zona di costruzione, è indispensabile studiare il clima, quindi l’esposizione al sole della casa e individuare la direzione dei venti cui è esposta. 

Il Sony City Osaky a Tokyo, ad esempio, è stato costruito tenendo conto dell’esposizione dei venti che spirano sulla baia di Tokyo. Per cui, nella direzione dei venti, i lati dell’edificio sono più sottili e tendono ad allungarsi sui lati opposti. Le lamelle fotovoltaiche, invece, sono presenti sulla facciata sud per raccogliere di più i raggi solari ma il loro scopo, oltre quello di produrre energia, è di schermare gli ambienti che si affacciano su questo lato dell’edificio notoriamente più caldo.

Lo stesso sistema di schermatura dai raggi solari è stato utilizzato a Milano. La facciata dello Stam Europe Green Place è caratterizzata da un involucro esterno con una facciata completamente rivestita da un brise soleil in bambù. Il bambù crea un filtro tra l’esterno e l’interno. Il Green Place sul Viale Certosa a Milano rimane “coperto” da canne di bambù, per ottenere un effetto green e schermarlo nelle parti più esposte al sole. 

Brise soleil in bambù nell’edificio per uffici Stam Europe Green Place a Milano Certosa.

L’edificio è stato progettato per ottenere la certificazione LEED Gold. Lo Stam Europe è un edifico a 4 livelli con circa 7.400 metri quadrati interrati adibiti a parcheggi e 15.400 metri quadrati fuori con area verde interna. I piani terra del complesso edilizio sono destinati a laboratori, ingressi e ad uno show-room. I piani sono tutti destinati ad uffici.

Inoltre, è caratterizzato dall’uso diffuso di vetro, alluminio, cemento e strutture marcapiani di bambù per i sistemi schermanti sui fronti est sud ed ovest. Il sistema schermante è un brise soleil in bambù, che recepisce un soleggiamento eterogeneo. Il brise soleil di bambù si dirada, si infittisce, si regola a seconda dell’inclinazione e dell’irraggiamento solare, creando un gioco di densità e di rarefazioni che rende le facciate vibranti e mutevoli. 

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