Progettare resiliente. L’edificio resiliente

Resilienza, la capacità di sostenere gli urti senza spezzarsi, non è solo una proprietà della materia – quella che dovrebbe essere impiegata nelle zone sismiche – ma anche e soprattutto una capacità umana fondamentale, l’unica che consente un esito non devastante dei traumi.

Richiede qualità personali, ma soprattutto capacità e possibilità di condivisione: nessuno può affrontare il trauma da solo. Trauma in greco antico, vuol dire ‘perforare’, ‘danneggiare’, ‘ledere’, ‘rovinare’: è insieme la ferita e i suoi effetti nel tempo, che se non vengono affrontati diventano ancora più devastanti.

L’architettura resiliente costituisce una delle principali risposte ai cambiamenti climatici e ai loro effetti e molti progetti negli ultimi anni curano anche molti aspetti legati alla bioarchitettura.

L’edificio resiliente, in cui devono concentrarsi i tre paradigmi bioclimatico, ecologico ed energetico, si caratterizza come un edificio in grado di disperdere quantità minime di calore quando è molto freddo, captare energia solare durante le ore diurne soprattutto nei mesi invernali, immagazzinarla ed usarla quando serve, respingere le radiazioni solari nei periodi più caldi, nei quali, invece, dovrebbe cedere calore verso l’esterno in maniera cospicua.

L’approccio bioclimatico e resiliente tende quindi ad affidare alla struttura dell’edificio, al suo orientamento ed al contesto climatico circostante il compito di realizzare condizioni di sicurezza e comfort interno, ad esempio, captando o respingendo all’esterno contributi energetici solari o sfruttando sapientemente il microclima locale.

Ad esempio, l’utilizzo razionale di risorse ambientali rinnovabili (radiazione solare per il riscaldamento degli ambienti e per l’illuminazione naturale; vento, evaporazione di acqua o scambio termico con il terreno per il raffrescamento estivo, etc.) può contribuire a ridurre il consumo dei combustibili fossili.

Un atteggiamento di maggiore attenzione verso progettazioni energeticamente più consapevoli richiede al progettista una maggiore competenza tecnica per integrare sin dall’inizio dell’attività di progettazione l’edificio e gli impianti di climatizzazione.

Oggi si richiedono anche livelli di comfort interno più elevati del recente passato, ad esempio oltre al tradizionale comfort termo igrometrico, hanno oggi assunto importanza aspetti del comfort legati alle sensazioni sonore e luminose, all’igrometria e alla qualità dell’aria.

L’edificio dovrà pertanto, nella sua collocazione, forma, funzioni e uso dei materiali, tendere a realizzare un sistema tecnologico energy saving che assicuri un comfort interno il più completo possibile.

Ovviamente questo approccio presuppone un’impostazione progettuale che consideri gli impianti parte integrante dell’edificio e non solo un complemento da aggiungere a posteriori

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